Un turista per caso ti chiede dove trovare piazza di spagna: “I’m sorry; do you know where is spagna’s square?”.
Rispondi in perfetto inglese, accento americano stile serie tv friends mischiato con un po’ di suoni gutturali da maschio di desperate housewives.
In pausa pranzo leggo qualche notizia tramite RSS (Ti sei iscritto a questi racconti? Fallo ora!), il mondo ai tuoi e miei piedi arriva in silenzio da una cella telefonica. Tutto ovviamente in lingua inglese…se devi attendere che venga tradotto in italiano, leggi notizie vecchie di mesi a volte.
Ascolti musica rock, l’ultimo album dei R.E.M. e segui qualche parola, ma tanto i loro testi sono belli anche se non capisci tutto.
Cercho di evitare di usare quelle parolacce troppo abusate in ufficio come stoppare, staffare, deliverare e cash; se parliamo in italiano, dovremmo parlare in italiano, no?
Cammini un po’ intontito per le vie che ti portano verso casa.
Mi sento molto International.
Gialli, neri, rossi e bianchi intorno a te. (un racconto di pelli bellissime: clicca qui)
Ti saluto.
Mi sorridi.
Bello, no?
E quando meno te lo aspetti, SBAM, ti rendi conto che
puoi sapere che il dollaro sale o scende
sei felice che la sterlina finalmente è quasi a 1 con l’euro
stai seguendo Ryanair, perché c’è una offerta per Amsterdam in scadenza
canti spesso che tutto il mondo è paese
ti senti che siamo in europa da un pezzo
ma alla fin fine non puoi sfuggire al tuo destino.
In Italia sei nato, cresciuto e vissuto fino ad oggi e l’Italia trova sempre un modo per ricordartelo.
Che sia un cartello.
Che sia una fila interminabile alla posta, ospedale, banca, ufficio, comune, etc…
O solo perché accendi la tv e per sbaglio vedi che la sitcom in onda è Tamarreide.
No comment, anzi Nessuna dichiarazione.